Certo, questo sarà un Natale diverso, per tanti di noi, e per tanti motivi.
Stiamo pensando a chi lo trascorrerà in solitudine, magari pure alle prese con il peso e l’elaborazione di un lutto.
O a chi è malato e in ospedale - non solo per covid - e cercherà un po’ di calore e rassicurazione negli sguardi del personale sanitario.
Stiamo pensando anche a tutti quelli che a Natale lavoreranno per qualcun altro.
E ai detenuti in carcere, ai ragazzi nelle comunità terapeutiche, ai senzatetto, agli anziani nelle RSA, alle famiglie con cronici conflitti al loro interno....
Forse ha senso ricordare che quel Gesù - di cui a Natale
festeggiamo la venuta nel mondo (pure nel nostro personale, volendo) - si è identificato dichiaratamente
in ognuno di questi soggetti, carcerati compresi (ok nei poveri, sofferenti, malati, ma
i carcerati!), compresi cioè quelli che hanno fallito nella vita.
Ecco. L’augurio che facciamo in questo Natale 2020 è di accogliere il Bambino che viene a noi, proprio dentro al nostro micro-mondo riconoscendolo in ogni situazione e circostanza, in ogni volto, conosciuto e amato e non.
Al di là della frenesia decorativa, dei pranzi infiniti, dei regali d’obbligo, che consuetudinariamente riempivano - e magari un po' ingolfavano - la nostra quotidianità festaiola, oggi restano probabilmente poche cose essenziali, come piccole, rare perle:
le relazioni a cui teniamo,
la nostra creatività d’amore
che le alimenta,
e quel poco o molto di fede
in quel Bambino che può illuminare, intenerire, consolare e colmare più di tante altre cose.
Buon Natale e un "meravigliosamente ordinario" 2021!
daniela e marco
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