In questo blog vorremmo riflettere sulla vita di coppia e di famiglia, cercando di guardare alcuni dei tanti aspetti che la riguardano direttamente o indirettamente. E desideriamo farlo in questo tempo, in cui sul concetto di famiglia tanto si dice e tanto si fa, nel bene e non solo.
venerdì 25 marzo 2016
L'amore risorge
venerdì 18 marzo 2016
Da cosa dipende la felicità?
L’Onu ha promosso la Giornata Mondiale della Felicità, fissata per il 20 marzo, con l’obiettivo di costruire nuovi indicatori di benessere che orientino le scelte di politica economica e sociale per una promozione integrale della persona. Un rapporto stilato da economisti, psicologi ed esperti di statistiche a livello mondiale indica la Danimarca come il Paese più felice, mentre il Burundi è l’ultimo, l’Italia è al 50-esimo posto.
Dalla ricerca – che non si basa tanto sul Pil o su indicatori come l’ambiente o la qualità dei servizi, ma sulla percezione del benessere psicologico-sociale - emerge che nei Paesi più ricchi si dedichi meno tempo alle relazioni umane, con effetti negativi sulla felicità individuale: questi Stati sono superati da diversi Paesi africani per questo motivo. I beni relazionali insomma sono più preziosi per la felicità umana che non il livello del reddito.
Le persone felici, poi, contribuiscono maggiormente allo sviluppo di un Paese, perché coloro che coltivano rapporti positivi, che hanno una vita relazionale sana, lavorano meglio, sono più “produttivi”. Basti pensare che quando si soffre nei luoghi di lavoro per i conflitti relazionali, spesso si lavora male. Ecco perché allora investire sulla qualità dei rapporti sociali, fare in modo che la gente stia più insieme e non si isoli nelle proprie “tombe tecnologiche”, che ci sia più incontro, più comunità, è un messaggio che emerge forte anche da questo tipo di studi sulla felicità.
Ma è possibile misurare e quantificare la felicità? Pare di sì, è sufficiente chiedere di rispondere da 1 a 10 a domande del tipo: “Bene, hai reddito, hai servizi pubblici, hai un certo tipo di ambiente circostante, ma tu come stai? Sei contento?”
A questa domanda fondamentale hanno lavorato anche Premi Nobel, per i quali è importante capire da cosa dipende il benessere delle persone, e specularmente il loro malessere, quanto pesa il lavoro, 0 quanto pesa, ad esempio, un evento come il divorzio, un lutto, una malattia. E’ interessante scoprire che una separazione, in termini di felicità, pesa quanto una diminuzione di reddito tra i 100 e 200 mila euro.
La gente, in pratica, attribuisce un valore enorme ai rapporti sociali, soprattutto quando vengono meno. Dalla ricerca è emerso pure che la depressione è la fonte principale di malessere nel mondo.
Sarebbero allora auspicabili investimenti per la prevenzione e la promozione di beni relazionali, piuttosto che per l’apertura di nuovi centri commerciali o sale slot, visto che - è ormai conclamato - con la felicità hanno poco o nulla a che fare.
Dalla ricerca – che non si basa tanto sul Pil o su indicatori come l’ambiente o la qualità dei servizi, ma sulla percezione del benessere psicologico-sociale - emerge che nei Paesi più ricchi si dedichi meno tempo alle relazioni umane, con effetti negativi sulla felicità individuale: questi Stati sono superati da diversi Paesi africani per questo motivo. I beni relazionali insomma sono più preziosi per la felicità umana che non il livello del reddito.
Le persone felici, poi, contribuiscono maggiormente allo sviluppo di un Paese, perché coloro che coltivano rapporti positivi, che hanno una vita relazionale sana, lavorano meglio, sono più “produttivi”. Basti pensare che quando si soffre nei luoghi di lavoro per i conflitti relazionali, spesso si lavora male. Ecco perché allora investire sulla qualità dei rapporti sociali, fare in modo che la gente stia più insieme e non si isoli nelle proprie “tombe tecnologiche”, che ci sia più incontro, più comunità, è un messaggio che emerge forte anche da questo tipo di studi sulla felicità.
Ma è possibile misurare e quantificare la felicità? Pare di sì, è sufficiente chiedere di rispondere da 1 a 10 a domande del tipo: “Bene, hai reddito, hai servizi pubblici, hai un certo tipo di ambiente circostante, ma tu come stai? Sei contento?”
A questa domanda fondamentale hanno lavorato anche Premi Nobel, per i quali è importante capire da cosa dipende il benessere delle persone, e specularmente il loro malessere, quanto pesa il lavoro, 0 quanto pesa, ad esempio, un evento come il divorzio, un lutto, una malattia. E’ interessante scoprire che una separazione, in termini di felicità, pesa quanto una diminuzione di reddito tra i 100 e 200 mila euro.
La gente, in pratica, attribuisce un valore enorme ai rapporti sociali, soprattutto quando vengono meno. Dalla ricerca è emerso pure che la depressione è la fonte principale di malessere nel mondo.
Sarebbero allora auspicabili investimenti per la prevenzione e la promozione di beni relazionali, piuttosto che per l’apertura di nuovi centri commerciali o sale slot, visto che - è ormai conclamato - con la felicità hanno poco o nulla a che fare.