
Questo non deve stupire, in ogni sacramento è Dio stesso che agisce. E ne abbiamo avuto prova alla festa di nozze a Cana di Galilea, dove Gesù, essendo finito il vino, ha tramutato l’acqua conservata in alcune giare in altrettanto vino eccellente. L’acqua è simbolo della povertà, delle difficoltà, dei peccati degli sposi, mentre il vino è simbolo del loro amore toccato dalla grazia di Dio. Ecco, Dio restituisce ad ogni coppia di sposi il loro amore perduto, provato o affievolito, trasformando quell'acqua in vino, e un vino molto migliore del primo. (Vale la pena leggere questo brano, è nel Vangelo di Giovanni, al secondo capitolo).
Anche noi ci ritroviamo oggi – dopo aver sperimentato molte delle nostre povertà umane e dopo avergli detto in diversi momenti: Non abbiamo più vino! – un amore più forte e più vero di quello dei primi tempi. E ora abbiamo chiara la consapevolezza che il miracolo avvenuto sotto i nostri occhi e soprattutto nel nostro cuore non è un nostro merito, frutto della nostra intelligenza, o di qualche nostra capacità, ma è un Suo dono.
Questa per noi è la perla che viene donata ad ogni coppia di sposi il giorno delle nozze, e ci dispiace pensare che tanti rapporti naufragano per non aver saputo chiedere: “Trasforma la nostra acqua in vino!”. Non c’è acqua che Egli non sappia trasformare in eccellente bevanda, non c’è rapporto che Egli non sappia far risorgere, non c’è ferita relazionale che Egli non possa risanare.
Il giorno delle nozze si riceve molto di più dei regali degli invitati, per questo ogni coppia di sposi dovrebbe sapere di poter vivere da ricchi, con quello gioiello preziosissimo che è la grazia del sacramento del matrimonio. Sarebbe un peccato vivere da poveri, con questa perla in tasca.
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