Se ne parla sempre più spesso, specie in relazione al problema delle tante scuole italiane che - in forza dell’azione voluta dal Governo tramite il Dipartimento delle pari opportunità, sotto il nome di “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere - hanno fatto propri gli indirizzi di programma sulla formazione sessuale dei nostri figli secondo la cosiddetta teoria del gender, cavalcando la pur giusta motivazione della lotta contro il bullismo e della discriminazione, come cita il carteggio.
Chi si prende la briga di leggere l’intero protocollo che fissa gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa (http://www.lamanifpourtous.it/sitehome/wp-content/uploads/2013/11/OMS-Standard-per-l%E2%80%99Educazione-Sessuale-in-Europa-.pdf), si rende immediatamente conto che vi sono contemplate iniziative didattiche che non esitiamo a definire turpi. Si tratta di vera e propria corruzione di minori, di profanazione sistematica dell’innocenza infantile, tutto in nome di un’emancipazione e di una libertà auto-determinante, che mira a scavalcare e a sostituirsi all’autorità dei genitori in fatto di educazione all'affettività, alla sessualità e al concetto di famiglia.
Di fatto, siamo nel pieno di un’ imposizione ideologica forzata e forzosa (che qualcuno definisce dittatoriale, dal momento che non è stato raccolto alcun previo consenso e condivisione) totalmente slegata dalla comune concezione scientifica, giuridica e sociale dell’essere uomo e donna, maschio e femmina.
Come si è arrivati a questo? La gendercrazia è stata promulgata e finanziata dalle lobbies GBLT (acronimo di Gay, Bisessuale, Lesbica, Transessuale), rappresentative di sparuti ma determinati gruppi di persone che operano, attraverso meccanismi legislativi, per sdoganare, rispetto alla sessualità, i concetti di biologia e di norma, smantellando la distinzione tra ciò che è fisiologia (natura), patologia e devianza.
La teoria del gender mira insomma a orientare pesantemente la cultura attuale, affermando che l’identità di genere è un mero fatto culturale, frutto opzionale di una scelta soggettiva.
L’aspetto più emblematico è che il gender afferma per l’individuo il primato del desiderio, delle pulsioni (senza specificare quali, quindi, indistintamente verso: donna, uomo, feticcio, animale, bambino, oggetto qualsiasi, cadavere, ecc.) trasformandoli in diritti, senza valutarne il contenuto e le conseguenze. Intuiamo la gravità di uno sganciamento di tale approccio da qualsivoglia connotazione etica e morale!
Il gender – ma non solo - gioca molto sulla distorsione dei termini e del loro significato, per orientare il pensiero comune. E’ da un pezzo che l’opinione pubblica viene ingannata con questo escamotage per anestetizzare le coscienze rispetto ad azioni e scelte vitali. Qualche esempio? Così come l’aborto, la fecondazione in vitro e la contraccezione vengono chiamati diritti riproduttivi, o l’eutanasia diritto alla salute, adesso il sostenere la famiglia naturale diventa omofobia o trasfobia. E che la teoria del gender poggi su basi ingannevoli l’ha provato un comico norvegese. L’avete visto il suo video?